Il commissario Ue alla Giustizia lancia l’allarme in un’intervista al quotidiano britannico Financial Times. Tuttavia, come ha evidenziato più volte il Parlamento, l’esecutivo Ue non ha ancora attivato il meccanismo che consente di bloccare o ritirare i finanziamenti ai Paesi che non rispettano lo Stato di diritto.
La crescente messa in discussione del primato del diritto dell’Ue e della Corte di giustizia europea, un principio cardine dell’Unione, ha avuto un effetto moltiplicatore, incoraggiando di fatto sempre più Paesi a sfidare la Corte di Lussemburgo e a mettere in discussione la normativa Ue.
La Commissione europea questo mese ha avviato una procedura d’infrazione contro la Germania in risposta a una sentenza in cui la Corte costituzionale tedesca contestava una precedente decisione della Corte europea di Giustizia sul quantitative easing della Bce. Secondo Reynders l’esempio tedesco ha fatto scuola ad altri Paesi, come la Polonia che ha deciso di emulare quanto fatto da Berlino, chiedendo l’intervento della Corte costituzionale affinché si pronunci sulla primazia fra la costituzione della Polonia e i trattati Ue.
La Corte polacca potrebbe pronunciarsi il 13 luglio Il caso, portato dal governo nazionalista della Polonia, è considerato dagli esperti legali come la sfida più seria finora all’ordine giuridico dell’Ue. I funzionari di Bruxelles sono sempre più allarmati per queste sfide alla supremazia del diritto dell’Ue.
“Se non ci occupiamo di questo distruggeremo l’Unione stessa”, ha dichiarato il commissario alla Giustizia al Financial Times. “Quando abbiamo un problema in uno stato membro, il rischio è un effetto di ricaduta, che si avrà in tutti gli stati membri, o in alcuni stati membri, una tendenza a sfidare il primato del diritto comunitario e la competenza esclusiva della Corte di giustizia”.
Come si è visto nel caso della Germania, a mettere in discussione il primato del diritto europeo non sono solo Paesi come la Polonia e l’Ungheria, ma anche alcuni degli Stati fondatori dell’Ue. In Francia, ad esempio il governo si è rivolto al Conseil d’État, la più alta corte amministrativa francese, per annullare una sentenza della Corte di giustizia europea di ottobre secondo cui la raccolta dati da parte dei servizi di sicurezza francesi violava le norme sulla privacy.
L’Ungheria invece non ha ancora accolto la sentenza della Corte europea che le impone di cambiare la sua legge sull’immigrazione e ha chiesto alla Corte costituzionale ungherese un parere in proposito.
“Se non fermiamo questa deriva, ci saranno sempre più possibilità per i diversi stati membri di sfidare il primato della legge europea e la competenza della Corte di giustizia europea”, ha sottolineato Reynders, parlando con il Financial Times.
I ritardi della Commissione e le critiche
Secondo alcuni studiosi di diritto la situazione è degenerata anche grazie all’indulgenza dell’esecutivo Ue. Una critica condivisa anche dal Parlamento europeo, che da tempo chiede l’immediata applicazione della condizionalità sullo Stato di diritto.
Laurent Pech, professore di diritto europeo alla Middlesex University, ha spiegato che una sentenza polacca contro la supremazia della Corte di giustizia europea equivarrebbe a “un attacco nucleare contro l’ordine giuridico dell’Ue” in quanto “non si tratterebbe di disapplicare una sentenza della Corte di giustizia europea, come nel caso tedesco, ma le disposizioni di un trattato”.
La Commissione ha lanciato solo due procedure di infrazione contro Varsavia da quando Reynders è entrato in carica nel 2019. Inoltre, come le contesta il Parlamento europeo, è stata lenta ad agire nei confronti di Paesi come Polonia e Ungheria, più volte condannati dalla Corte Ue e non ha ancora applicato il nuovo “meccanismo di condizionalità” sullo Stato di diritto, entrato in vigore a gennaio, che lega i pagamenti del bilancio Ue al rispetto dei principi dell’Unione e del diritto europeo.
Reynders ha respinto le critiche, dicendo che la Commissione non ha “i tempi di Twitter”. Inoltre ha assicurato che Bruxelles ha iniziato il lavoro di monitoraggio delle azioni degli Stati membri e ha elaborato delle linee guida sull’applicazione del nuovo meccanismo.
Per il Parlamento europeo questo non basta. Nei giorni scorsi il presidente David Sassoli ha scritto alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, chiedendo che la Commissione “adempia ai suoi obblighi di custode dei trattati e garantisca la piena e immediata applicazione del regolamento relativo alla condizionalità sul rispetto dello Stato di diritto”.
“Siamo convinti che vi siano alcune flagranti violazioni dei principi dello stato di diritto da parte di alcuni Stati Membri che devono essere sanzionate”, aveva spiegato Sassoli. “Naturalmente, in assenza di reazioni da parte della Commissione nei tempi assegnati dai Trattati, agiremo contro di essa alla Corte di Giustizia”.