La lotta dell’Ungheria contro la corruzione si può definire “complessivamente insoddisfacente”. Questa è la sintesi del giudizio del Consiglio d’Europa.
L’Ungheria non ha fatto progressi nell’attuazione delle raccomandazioni sulla corruzione dei membri del parlamento, di giudici e procuratori, secondo l’organismo anti-corruzione del Consiglio d’Europa che ha pubblicato un rapporto sul tema martedì (17 novembre).
Il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) ha concluso che l’Ungheria non ha fatto nessun significativo progresso rispetto all’anno scorso, rilevando che finora ha attuato in modo soddisfacente solo cinque delle diciotto raccomandazioni del 2015.
L’Ungheria si è classificata al 70° posto su 198 Paesi nel 2019 secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International – il secondo dato peggiore dell’UE, preceduto solo dalla Bulgaria.
La corruzione è un fenomeno diffuso in Ungheria secondo l’87% degli ungheresi intervistati in un sondaggio dell’Eurobarometro pubblicato nel giugno 2020; il dato è superiore rispetto alla media UE del 71%.
Un ulteriore 32% degli intervistati afferma di essere “personalmente colpiti dalla corruzione nella loro vita quotidiana”: la percentuale è cresciuta di parecchio rispetto al 26% del 2017.
Per migliorare l’integrità del Parlamento, il GRECO ha chiesto maggiore trasparenza e consultazione nel processo legislativo, l’adozione di un codice di condotta per i parlamentari, una migliore divulgazione dei conflitti di interesse, una maggiore uniformità delle dichiarazioni patrimoniali e una revisione dell’immunità dei legislatori.
Le istituzioni anti-corruzione hanno dichiarato che non vi sono stati progressi per quanto riguarda l’ambito giudiziario; la questione più delicata è quella che ha a che fare con il Presidente dell’Ufficio Giudiziario Nazionale, l’organo che decide la nomina dei giudici e sovrintende al funzionamento dei tribunali.
Il GRECO ha affermato in precedenza che il coinvolgimento del presidente dell’Ufficio Giudiziario Nazionale (NJO) nel processo di candidatura dei vertici della magistratura “ha il potenziale di introdurre decisioni discrezionali e di parte da parte di un unico funzionario nel processo di selezione”.
L’ex presidente dell’Ufficio Giudiziario Nazionale Tünde Handó, che nel frattempo è stato eletto alla Corte costituzionale, è stato accusato di abuso di potere rispetto alla nomina di nuovi giudici da parte della commissione giudicante autonoma del Paese, il Consiglio giudiziario nazionale (NJC).
L’Associazione europea dei giudici ha detto all’epoca che l’attività di Handó come presidente della NJO ha messo la magistratura ungherese in una “situazione molto grave che per certi aspetti si avvicina a una crisi costituzionale”.
I critici suggerivano che la nomina di Handó alla Corte costituzionale fosse un tentativo del governo di aiutarlo a sfuggire alle pressioni internazionali.
Il mese scorso il Parlamento ungherese ha eletto András Zsolt Varga alla guida della Corte costituzionale per i prossimi nove anni. La mossa è stata oggetto di critiche poiché Varga, un ex vice del controverso procuratore generale Péter Polt, non aveva mai prestato servizio in qualità di giudice prima della sua prima nomina alla Corte nel 2014.
Il GRECO ha anche lamentato che sono molto limitati i progressi per quanto riguarda i pubblici ministeri: i procedimenti disciplinari nei loro confronti non sono ancora gestiti in modo indipendente, e non è stato fatto nulla rispetto alla questione della proroga del mandato del procuratore generale, così come per la questione dell’ampia immunità di cui godono i pubblici ministeri.