La Polonia abrogherà il sistema disciplinare per i giudici che secondo la Corte di Giustizia dell’Ue viola il diritto dell’Unione europea, ha affermato Jarosław Kaczyński, capo del partito Diritto e Giustizia PiS che guida il governo di Varsavia, nel tentativo di stemperare una controversia che potrebbe comportare sanzioni pecuniarie contro il paese da parte di Bruxelles.
La Polonia ha tempo fino a lunedì 16 agosto – data limite fissata dalla Commissione europea – per lo scioglimento della Camera disciplinare, che secondo l’Ue viene utilizzata per fare pressioni sui giudici o per esercitare un controllo politico sulle decisioni giudiziarie, e per questo è contraria alle leggi dell’Unione.
“Scioglieremo la Camera disciplinare così come opera attualmente, e in questo modo l’oggetto della controversia scomparirà”, ha detto Kaczyński, che oltre a guidare il PiS è anche vice primo ministro, in un’intervista rilasciata sabato 7 agosto all’agenzia di stampa statale Pap.
Da quando il PiS è al governo, la Polonia si è scontrata con l’Ue su diversi fronti, come l’indipendenza dei media e i diritti dei migranti, delle donne e della comunità Lgbt+.
Alcuni esperti legali affermano che lo scioglimento della Camera disciplinare sarebbe un mero cambiamento cosmetico, non sufficiente per rispondere alla bocciatura della corte suprema dell’Ue.
“Il semplice scioglimento della Camera disciplinare non risolve il problema delle passate decisioni e sanzioni illegittime adottate da questo organismo”, ha detto Laurent Pech, professore di diritto europeo alla Middlesex University di Londra.
“Se [i polacchi] vogliono rispettare il diritto dell’Ue, è abbastanza semplice. Devono disfare tutto quello che hanno fatto negli ultimi cinque anni, non c’è altro modo”, ha aggiunto Pech, riferendosi a una serie di misure come le riforme alla Corte Costituzionale, che entro questo mese è chiamata a decidere se la costituzione polacca è sovraordinata ai trattati costitutivi dell’Ue come fonte legislativa.
Una posizione intransigente
Sebbene il Tribunale sia nominalmente indipendente, la maggior parte dei suoi giudici sono stati nominati dal PiS, alcuni per sostituire i candidati scelti dall’opposizione la cui nomina è stata bloccata dal presidente della. Repubblica Andrzej Duda, alleato del PiS.
La coalizione di governo guidata dal PiS è divisa sull’opportunità di rimanere fermi sulle riforme della giustizia o di scendere a compromessi per evitare il rischio di sanzioni.
I membri di Polonia Solidale, junior partner della coalizione, guidati dal ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro, uno dei principali artefici delle contestate riforme, hanno assunto una posizione intransigente.
In un’intervista pubblicata venerdì 6 agosto, alla domanda se il suo partito rimarrebbe nella coalizione qualora la Polonia accettasse la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, Ziobro ha affermato che ci sono “limiti ai compromessi” che la sua formazione può accettare.
Kaczyński, nella sua intervista, ha spiegato che la riforma della magistratura, inclusa una proposta per cambiare la Camera disciplinare, era già stata pianificata, ma ha respinto la sentenza della Corte europea.
“Non riconosco questo tipo di sentenze in quanto vanno chiaramente oltre i trattati ed estendono la giurisdizione dei tribunali dell’Ue”, ha detto Kaczynski, aggiungendo che il governo presenterà le sue prime proposte per la riforma della Camera disciplinare a settembre.
I portavoce del PiS non hanno fornito ulteriori precisazioni sui dettagli delle riforme pianificate.
Intanto, giovedì 5 agosto il capo della Corte Suprema polacca ha parzialmente bloccato la Camera disciplinare, affermando che nessun nuovo caso le sarà affidato fino a quando non saranno introdotte modifiche legislative o fino a quando la Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) non emetterà un verdetto finale sulla questione.