In una dichiarazione congiunta si annuncia la volontà di risalire ai responsabili e la richiesta che la Corte penale internazionale sia autorizzata a indagare sulle atrocità commesse.
Governo siriano, gruppi jihadisti e ad altri gruppi armati sono finiti nel mirino dei ministri degli Esteri dell’Unione europea. In una lettera congiunta, diffusa mercoledì 31 marzo, pubblicata sul sito del ministero dell’Europa e degli Affari esteri francese, i titolari di 18 dicasteri europei hanno chiesto conto sui presunti crimini di guerra commessi dalle rivolte del 2011, anno in cui la nazione è precipitata in una lunga e sanguinosa guerra civile, caratterizzata in particolare dalle azioni dell’Isis e di altri numerosi gruppi combattenti.
“I nostri paesi sono impegnati a garantire che i criminali di guerra e i torturatori non rimangano impuniti”, hanno detto i Ministri nella dichiarazione. Negli ultimi 10 anni quasi 400.000 persone sono state uccise ed oltre 6 milioni sono state costrette a scappare dal paese per fuggire dalle “innumerevoli violazioni dei diritti umani”, hanno affermato i ministri.
Il presidente siriano Bashar al-Assad è stato accusato di aver usato armi chimiche, in violazione del diritto internazionale, mentre riconquistava il controllo del paese. L’uomo forte del Ba’th siriano è stato sostenuto in maniera determinante dalla Russia, che mantiene nel paese un importante complesso militare aeronavale nei pressi Latakia con le basi navale di Tartus e aerea Khmeimim, due fondamentali approdi di Mosca nel Mediterraneo e nella vasta regione mediorientale.
I Ministri chiedono che sia “fatta piena luce su questo decennio di atrocità”. “Continuiamo a chiedere che la Corte penale internazionale sia autorizzata a indagare sui crimini che si presume siano stati commessi in Siria e a perseguire i responsabili”.
Alcuni casi sono già stati depositati in diversi Stati europei sul principio della giurisdizione universale, che permette ai sospettati di essere processati al di fuori del territorio in cui i crimini sono stati commessi.
Ad esempio, un tribunale tedesco a febbraio ha condannato un ex agente dei servizi segreti siriani per complicità in crimini contro l’umanità, rappresentando il primo caso del genere a livello mondiale.
La dichiarazione dei titolari degli Esteri arriva dopo che l’Alto commissario dell’agenzia Onu Unhcr, in vista della V Conferenza di Bruxelles sulla Siria, si è lamentato della mancanza di finanziamenti a sostegno di missioni umanitarie e il rischio di un nuovo esodo della disperazione. I donatori internazionali avrebbero promesso 6,4 miliardi di dollari in aiuti, mancando però l’obiettivo di 10 miliardi di dollari sollecitato dalle Nazioni Unite.
Nella IV conferenza, tenutasi virtualmente nel giugno 2020, sono stati stanziati 5 milioni di euro. L’appuntamento siriano è organizzato congiuntamente dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite, che ha riunito 84 delegazioni, tra cui 57 Stati, 10 organizzazioni regionali e istituzioni finanziarie internazionali e 17 agenzie dell’Onu.
La pandemia di Covid-19 ha peggiorato la situazione a livello sanitario, mentre sul fronte economico il crollo del valore della sterlina siriana ha fatto impennare i prezzi degli alimenti, in un già difficile contesto di guerra.
Un accordo di pace duraturo sembra ancora lontano e il processo ha subito uno stallo, mentre i paesi europei insistono che non spenderanno soldi per una (più ampia) ricostruzione in Siria, almeno fino a quando Assad non si impegnerà in un vero processo politico per risolvere il conflitto.