All’indomani del summit l’ambasciata cinese presso l’Ue parla di “calunnie” da parte dei leader occidentali che stanno facendo quadrato contro il colosso asiatico. Ma è la Russia a doversi preoccupare maggiormente dall’esito del vertice.
I leader Nato, riuniti in un summit lunedì 14 giugno a cui era presente anche il presidente Usa Joe Biden, hanno annunciato di voler unire le proprie forze contro le “sfide sistemiche” derivanti dalla politiche espansionistiche della Cina in vari campi, tra cui quello militare. Per la prima volta, nel comunicato diffuso alla fine del vertice, la Cina viene identificata chiaramente come un avversario.
Una presa di posizione fortemente voluta dal presidente statunitense, che sta sfruttando il vertice per rinsaldare i rapporti con gli alleati dopo il burrascoso periodo di Donald Trump alla Casa Bianca.
Nella Repubblica popolare c’è una certa preoccupazione per la rinnovata influenza americana sull’Europa. E così Pechino ha accusato la Nato di esagerare con la storia della minaccia cinese e di voler creare uno scontro a tutti i costi.
L’ambasciata cinese presso l’Ue chiede alla Nato di “considerare lo sviluppo della Cina in modo razionale e di non usare gli interessi legittimi della Cina e i diritti legali come scuse per manipolare la politica di gruppo mentre crea artificialmente confronti”. Per Pechino le accuse della Nato sono una “calunnia” conto lo “sviluppo pacifico della Cina”, “una valutazione errata della situazione internazionale e del proprio ruolo e la continuazione di una mentalità da guerra fredda”.
Quella di Pechino è una reazione all’ampia dichiarazione in cui leader occidentali hanno rimarcato le azioni sempre più assertive della Cina, dalla costruzione di un arsenale nucleare alla capacità di guerra spaziale e informati, che potrebbero minare l’ordine internazionale.
Nello scorso fine settimana l’ambasciata cinese in Gran Bretagna aveva attaccato il vertice G7 per la “manipolazione politica” contro Pechino, dopo che il gruppo dei sette potenti del mondo aveva criticato la violazione dei diritti umani, in particolare per la repressione nei confronti degli uiguri in Xinjiang e delle manifestazioni ad Hong Kong.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che gli alleati cercheranno di cooperare con la Cina su questioni globali come il cambiamento climatico ma, ha aggiunto, è necessario occuparsi della posizione sempre più assertiva di Pechino su altre questioni.
In realtà, secondo quanto emerge dal vertice di Bruxelles, è il Cremlino ad essere considerato l’attore più pericoloso nello scacchiere internazionale. Nel comunicato relativo ai rapporti con Mosca, i toni sono particolarmente duri: a differenza della Cina, etichettata come “sfida”, la Russia è definita una “minaccia”, apparendo per ben 63 volte nel testo, rispetto alle 10 menzioni della Cina.
La questione cinese è da tempo al centro del dibattito in Occidente, dove si osservano posizioni talvolta intransigenti, talvolta più morbide, nei confronti di una protagonista della politica internazionale che conta una grossa quantità di partner commerciali sparsi in buona parte del globo, compresi molti stati europei. In questo contesto c’è chi ritiene che l’Europa debba seguire una strategia di “contenimento cooperativo”, per evitare quello scontro apparentemente inevitabile tra Stati Uniti e Cina.