Secondo Vilnius una dozzina di uomini in assetto antisommossa avrebbe attraversato il confine tra i due paesi mentre respingevano un gruppo di immigrati iracheni.
La guardia di frontiera della Lituania ha denunciato che una dozzina di ufficiali dell’esercito bielorusso, in tenuta antisommossa, avrebbero attraversato illegalmente il territorio lituano, martedì 17 agosto, mentre spingevano un gruppo di migranti iracheni oltre il confine.
Dallo scorso giugno la Lituania denuncia flussi migratori ‘anomali’ dalla Bielorussia e Ingrida Simonyte, primo ministro della Lituania, aveva accusato Minsk di respingere i migranti verso il piccolo stato baltico. Un sospetto che Vilnius aveva già manifestato anche nel Consiglio europeo del 3 giugno scorso.
In un discorso del 26 maggio in Parlamento, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko aveva lasciato intendere che avrebbe fatto in modo che i migranti inondassero la Lituania, in risposta alle sanzioni Ue per il dirottamento del volo Ryanair con a bordo il dissidente bielorusso Roman Protasevich (poi arrestato).
Il dittatore bielorusso sta tentando così di fare pressione sull’Unione, in risposta alle sanzioni imposte a Minsk per le contestate elezioni presidenziali dell’agosto 2020 e la violenta repressione dell’opposizione politica. Per fare questo il governo bielorusso starebbe facendo arrivare i migranti iracheni in Bielorussia tramite voli aerei per poi traghettarli oltre il confine per chiedere asilo in Lituania.
Un video dell’incidente di martedì, vicino al villaggio di Dieveniskes, che il governo di Vilnius ha inviato ai giornalisti, mostra un gruppo di migranti che attraversano l’erba alta per raggiungere il confine lituano, con i soldati bielorussi in piedi in fila dietro di loro. Il filmato mostra gli ufficiali mentre attraversano un fosso che, secondo le autorità lituane, segna il confine terrestre tra i due paesi. Secondo la versione bielorussa invece nel video si vedono le forze di sicurezza lituane usare la forza fisica per cercare di respingere i rifugiati.
L’incidente arriva alla vigilia di un summit dei ministri degli Interni dell’Ue proprio sulla questione bielorusso-lituana, convocato una decina di giorni fa dalla Slovenia che detiene la presidenza del semestre europeo.
Nella lettera d’invito il ministro degli Interni sloveno Aleš Hojs ha scritto ai colleghi Ue che lo “scopo della riunione non è solo quello di aumentare la consapevolezza”, ma anche quello di “rispondere con azioni concertate” alle aggressioni al paese baltico da parte del governo di Minsk.
“Quello che vediamo in Lituania non è solo un aumento della pressione migratoria, ma una seria minaccia alla sicurezza”, ha scritto, aggiungendo che “sono necessarie ulteriori azioni a livello europeo”.
Una di queste iniziative, il tanto atteso patto sulla migrazione proposto di recente dalla Commissione europea, è rimasta bloccata fin dalla sua presentazione a settembre 2020.
Con l’Afghanistan caduto nelle mani dei talebani, dopo il ritiro della maggior parte delle forze americane e internazionali, i leader dell’Ue sono sempre più preoccupati che migliaia di migranti si dirigano verso l’Europa.
Secondo una bozza di dichiarazione, i ministri degli Interni Ue sarebbero pronti ad annunciare che l’Unione è pronta a fornire ulteriori agenti di frontiera e denaro per affrontare l’ondata di migranti al confine della Lituania minacciata dalla Bielorussia. Nel testo, visto in anteprima dall’agenzia Reuters, i ministri esprimono parole di condanna nei confronti Minsk per aver commesso un’aggressione inaccettabile.
La scorsa settimana Regno Unito, Stati Uniti e Canada hanno imposto nuove sanzioni alla Bielorussia per colpire il regime di Lukashenko in occasione dell’anniversario delle elezioni dell’agosto scorso, che avevano suscitato dure critiche da parte degli occidentali per i brogli in favore del dittatore.
Secondo i diplomatici dell’Ue a Bruxelles, l’ipotesi di ulteriori sanzioni rimane sul tavolo, ma l’idea prevalente è quella di valutare prima l’impatto delle precedenti serie di misure punitive imposte a Minsk. Lo scopo principale delle sanzioni mirate dell’Unione è quello di scoraggiare le aziende occidentali dal fare affari con la Bielorussia, in particolare con persone ed entità legate al regime di Lukashenko.
Parlando a Euractiv.com il mese scorso, il ministro degli Esteri della Lituania Gabrielius Landsbergis aveva suggerito di sanzionare anche soggetti come compagnie aeree e agenzie turistiche, coinvolte nel traffico organizzato di esseri umani attraverso la Bielorussia. Ma non è stata ancora formalizzata nessuna proposta in tal senso.