Man mano che i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa procedono, gli scontri al suo interno diventano evidenti. L’ultima plenaria ha fornito un esempio interessante e un dibattito chiarificatore.
Da un lato i cittadini chiedono di essere ascoltati. Molti interventi hanno sottolineato la richiesta che le istituzioni europee e i governi nazionali ascoltino le proposte e le richieste dei cittadini. Questo esperimento di democrazia partecipativa deve essere preso sul serio. Dall’altro lato, le istituzioni europee stanno combattendo tra di loro, riguardo a cosa fare dei risultati della conferenza.
È stato particolarmente interessante vedere il capogruppo del Partito Popolare Europeo al Parlamento europeo Manfred Weber affermare che le decisioni alla fine della Conferenza dovranno essere prese all’unanimità dalle varie componenti. Questa è la posizione che di solito è sostenuta dal Consiglio, cioè dai governi nazionali. Ma Weber intendeva le 3 istituzioni che la presiedono, cioè il Parlamento, la Commissione e il Consiglio? O anche i parlamenti nazionali, la società civile e i cittadini? E perché prendere una tale posizione se il Parlamento, compreso il co-presidente della Conferenza Guy Verhofstadt, ha sempre contestato questo punto di vista in passato? La vicepresidente della Commissione e co-presidente della Conferenza, Dubravka Šuica, ha risposto che come concludere la Conferenza sarà deciso alla fine, ma che è fondamentale ascoltare i cittadini. In un’intervista esclusiva con EURACTIV Šuica ha detto che la Commissione è pronta a sostenere la riforma dei trattati se questa sarà la richiesta dei cittadini.
Effettivamente sembra che si possa andare in quella direzione. Tra le raccomandazioni proposte dai panel dei cittadini europei che la plenaria ha discusso c’era anche la richiesta di una Costituzione europea. I due temi più discussi nella piattaforma digitale della Conferenza sono la democrazia europea e il cambiamento climatico. E sul primo tema molte proposte implicano un cambiamento dei trattati.
All’inizio della Conferenza David Sassoli, compianto presidente del Parlamento europeo, ha impegnato il Parlamento a portare avanti i risultati della Conferenza e le proposte dei cittadini, sottolineando che la riforma dei trattati non deve essere un tabù. La nuova presidente Roberta Metsola si è impegnata a seguire il percorso di Sassoli. Vedremo presto quale sarà la posizione del Parlamento. Sia il Parlamento che la Commissione hanno il potere di proporre emendamenti ai trattati. Se una tale proposta venisse avanzata il Consiglio sarebbe chiamato a decidere con un voto a maggioranza semplice l’avvio di una nuova Convenzione e quindi del processo di riforma dei trattati. Nel programma del nuovo governo tedesco c’è l’idea che la Conferenza dovrebbe iniziare un processo costituente verso uno stato federale europeo. Questo chiaramente alza le aspettative sui risultati della Conferenza e aumenta le possibilità di una riforma del trattato.
Possiamo aspettarci molti altri scontri nei prossimi mesi sui risultati della Conferenza e sul suo seguito. L’istituzione che avrà il coraggio di farsi carico delle proposte dei cittadini per redigere una riforma organica e coerente dei trattati sarà probabilmente quella che ne beneficerà di più in termini politici e si rafforzerà lungo il percorso.