Mentre l’aggressione condotta dalla Russia in Ucraina prosegue, sta diventando sempre più evidente la necessità di riformare l’Ue tenendo conto della voce dei cittadini, secondo i politici coinvolti nella Conferenza sul futuro dell’Europa.
La conferenza è il primo esperimento di democrazia deliberativa dell’Ue, in cui i cittadini di tutto il blocco hanno voce in capitolo nella definizione delle politiche e persino nei possibili cambiamenti dei Trattati.
Nel contesto della guerra, “è chiaro che le sfide al funzionamento dell’Ue sono numerose. Dobbiamo pensare più in grande. Dobbiamo agire più velocemente. Dobbiamo riformare l’Europa”, ha detto a EURACTIV Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo (Ppe).
Ha aggiunto che i cittadini sono cruciali per il processo perché “vogliono essere informati e coinvolti nel progetto europeo, per avere una voce reale”. Anche la presidente del gruppo S&D Iratxe García Pérez ha detto a EURACTIV che i cittadini “stanno giustamente chiedendo un cambiamento. Ora abbiamo l’obbligo in quanto politici di assicurare il giusto seguito”.
La Conferenza ha preso il via lo scorso autunno quando 800 cittadini scelti casualmente hanno prodotto 178 raccomandazioni su come ritengono che l’Ue e le loro società dovrebbero funzionare attraverso incontri di persona e online.
Le raccomandazioni sono state approvate tra dicembre e febbraio, e sono state discusse dalla plenaria della Conferenza, che consiste di 363 politici europei e nazionali e 108 cittadini, sin da marzo.
Il “testimone” passa alle istituzioni europee
La Commissione europea e il Consiglio devono ora svolgere il loro compito, seguendo in maniera appropriata le richieste dei cittadini mentre si avvicina la fine della Conferenza.
“Al Parlamento, ci assicureremo che la voce dei cittadini sia ascoltata in Europa”, ha detto Weber. Lui e García Pérez hanno partecipato in qualità di presidenti dei gruppi di lavoro durante la seconda parte della Conferenza.
I gruppi di lavoro rappresentano il “laboratorio” cardine della seconda fase della Conferenza. I cittadini hanno avuto la possibilità di discutere le loro raccomandazioni con i politici e sviluppare un terreno comune sulle priorità e l’implementazione delle raccomandazioni.
Entrambi i presidenti hanno valutato positivamente le discussioni nei gruppi di lavoro. “È stato un duro lavoro, ma mi è piaciuto molto… È stato affascinante vedere come siamo alla fine riusciti a creare idee e posizioni condivise dal gruppo di lavoro”, ha detto Weber.
García Pérez ha spiegato che i cittadini sono stati molto coinvolti in tutti gli argomenti ed erano pronti a difendere le loro raccomandazioni in maniera completa e costruttiva. “Il loro impegno ha pagato, e nelle conclusioni finali abbiamo tenuto le loro raccomandazioni intatte, e questa era una priorità anche per me”, ha concluso.
Critiche dei gruppi di lavoro
Non tutti però hanno dato recensioni così positive. Il funzionamento dei gruppi di lavoro è stata criticata da Séamus Boland, presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese).
Ha dichiarato a EURACTIV che “il progresso è stato limitato, principalmente perché c’erano diversi presidenti, il che significava avere una grande inconsistenza in termini di gestione dell’agenda. So che anche altri gruppi di lavoro hanno avuto difficoltà all’inizio”.
Boland ha parlato della mancanza di coinvolgimento e di “interazione con la società civile organizzata”, che definisce “estremamente preoccupante”.
“La principale esclusione della società civile organizzata si è verificata durante le discussioni plenarie e, occasionalmente, durante le riunioni dei gruppi di lavoro”. Boland ritiene infatti che le organizzazioni della società civile dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel processo di seguito della conferenza.
Voci inascoltate
Molte organizzazioni della società civile ed esperti hanno messo in discussione il processo di seguito della Conferenza, perché non esiste un piano dettagliato per l’implementazione delle raccomandazioni, eccetto che per linee guida generali. Inoltre, le istituzioni europee sembrano avere idee differenti sull’approccio, in particolare riguardo la possibilità di una modifica dei Trattati.
Secondo l’esperto di diritto europeo Alberto Alemanno, fino al 12% delle 178 raccomandazioni dei cittadini potrebbe richiedere un cambiamento dei Trattati. Secondo le stime della commissaria Věra Jourová, invece, la metà delle proposte lo richiederebbero.
Mentre la Commissione ha fatto sapere che userà la modifica dei Trattati solo come ultima opzione, il co-presidente Guy Verhofstadt ha detto ai giornalisti che non vede “una situazione in cui il Consiglio, la Commissione e il Parlamento dichiarino di non voler seguire le raccomandazioni dei cittadini. Il compito della plenaria sarà di reagire e accogliere ognuna di loro. Nonc c’è possibilità di sfuggire”.
I gruppi di lavoro avranno il loro ultimo incontro il 29-30 aprile a Strasburgo, dove finalizzeranno le raccomandazioni.