La Commissione europea sta preparando un piano da 195 miliardi di euro per fermare le importazioni di combustibili fossili dalla Russia entro il 2027, combinando un dispiegamento più rapido dell’energia rinnovabile e un passaggio a fonti di approvvigionamento alternative.
Le misure, che per ora sono ancora in forma di bozza in attesa di essere pubblicate la prossima settimana, fanno seguito ai piani della Commissione delineati l’8 marzo dopo l’attacco russo in Ucraina. RePowerEu, questo il nome del progetto, mirava a eliminare la dipendenza dal gas russo “ben prima del 2030” e ridurla di due terzi già quest’anno.
La prossima settimana saranno presentate misure ulteriori, che includono una serie di nuove leggi, schemi non vincolanti e raccomandazioni a cui i governi nazionali potranno dare seguito anche rivedendo i propri piani di spesa del Recovery Plan, liberando così ancora più soldi per la transizione energetica.
Gli esperti della Commissione ritengono che servano almeno 195 miliardi di euro di investimenti per implementare queste misure, in aggiunta a quelli già necessari per raggiungere l’obiettivo climatico per il 2030.
Bruxelles sta considerando di introdurre standard più elevati per le rinnovabili e l’efficienza energetica. Tra questi si sta discutendo di un obiettivo del 45% di rinnovabili entro il 2030, che sostituirebbe l’attuale del 40%, e un taglio del 13% nel consumo energetico di tutta l’Ue entro lo stesso orizzonte temporale, rispetto all’attuale target del 9%.
Tra le altre proposte sarebbero inclusi anche perfezionamenti alla legge europea per accelerare i tempi di autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile e nuovi schemi per far partire un dispiegamento su larga scala dell’energia solare.
Bruxelles delineerà anche piani per produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030 e importare altri 10 milioni di tonnellate, sostenuti da una legislazione che definisca quali tipi di idrogeno possano essere definiti rinnovabili.
L’Ue affronterà anche la possibilità di aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (gnl) da Paesi come Egitto, Israele e Nigeria, e le infrastrutture necessarie per sostituire le importazioni di gas russo. Secondo una bozza di documento, dovrebbe essere progettata per garantire che l’Ue non resti bloccata in decenni di emissioni che potrebbero minare gli obiettivi di cambiamento climatico.
Razionamento coordinato se Mosca blocca le forniture
L’Unione europea sta preparando un piano anche per affrontare l’eventualità di uno stop improvviso delle forniture di gas da parte della Russia. All’interno delle misure che saranno presentate mercoledì 18 maggio sarà inclusa anche una raccomandazione di procedere con un “razionamento coordinato” sulla base di un principio di solidarietà.
Secondo questo principio, si andrebbe incontro a “una riduzione della domanda di gas negli Stati membri meno colpiti a vantaggio di quelli più colpiti”.
Riguardo invece all’embargo sul petrolio, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen terrà colloqui con i Paesi dell’Europa orientale che sono contrari, come Ungheria e Slovacchia.