PNRR, Mission Impossible Salute

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Il pronto soccorso del Policlinico Gemelli di Roma. [EPA-EFE/RICCARDO ANTIMIANI]

Il PNRR alla missione 6, relativa alla Salute, riserva 15,63 mld (7 mld per le reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e 8,63 mld per innovazione, ricerca e digitalizzazione del SSN) a cui si aggiungono 1,71 mld dei fondi React EU e i 2,89 mld di fondo complementare.

Il PNRR prevede la riforma dei servizi sanitari di prossimità, da definire entro il 2022, che rivoluzionerà il sistema sanitario italiano: rappresenta di fatto la bocciatura di buona parte dei sistemi sanitari delle nostre regioni incapaci di reggere l’ondata pandemica a causa della scarsa connessione fra territorio e ospedale. Una rivoluzione copernicana che prevede un nuovo assetto istituzionale e organizzativo, oltre a standard omogenei per l’assistenza territoriale. L’organizzazione ospedalocentrica dovrà lasciare spazio ad una impostazione dove il paziente è al centro e la casa diventa il primo luogo di cura, l’esatto opposto di quanto fatto finora.

Negli ultimi anni si è assistito ad un colossale arretramento dell’offerta di assistenza domiciliare per anziani, malati cronici e i pazienti fragili a causa dei piani di rientro regionali. Allo stesso tempo venivano chiusi i piccoli ospedali, ridotti i posti letto, lasciando intere popolazioni senza alternative che quella di rivolgersi ai grandi ospedali col risultato di affollare i Pronto Soccorsi. L’epidemia ha messo a nudo le fragilità di un SSN rendendo evidente la necessità di una organizzazione sanitaria diffusa sul territorio. Un sistema sanitario che basa la propria missione solo sulle eccellenze dei grandi ospedali trascurando il tessuto connettivo della salute rappresentato da una forte e organizzata medicina territoriale è un sistema destinato a fallire.

Si destinano 2 mld per 1288 Case della Comunità da costruire entro il 2026, 4 mld per il potenziamento dei servizi domiciliari per le malattie croniche, per 602 centrali operative territoriali che coordinino i servizi domiciliari, 1 mld per 381 Ospedali di Comunità.

Una rivoluzione che si dovrà confrontare con le resistenze dei governi regionali e una riforma i cui contorni restano ancora molto vaghi sulle competenze: l’effettiva esigibilità dei LEA su tutto il territorio nazionale che il PNRR enuncia, per superare la frammentazione, il divario strutturale dei diversi sistemi sanitari regionali, come si può tradurre se non in una centralizzazione degli strumenti di programmazione, gestione e controllo, che infatti il Piano prevede “uniformi in ogni territorio”?

Per quanto riguarda l’aggiornamento tecnologico & digitale del SSN vengono stanziati 7,36 mld, di questi 4,05 serviranno all’adeguamento e sostituzione delle apparecchiature mediche obsolete e altri 1,64 mld di adeguamento sismico e ammodernamento immobiliare. Ci sarà un rafforzamento dei posti letto di T.I. (+3500) e T.Semi-intensiva (+4.225). Per la formazione si puntano ad investire 1,26 mld per ridurre l’imbuto formativo di accesso alla specializzazione. Un capitolo interessante riguarda poi il Fascicolo Sanitario Elettronico sul quale si investiranno 1,38 mld  per digitalizzare le informazioni cliniche dei cittadini sulle quali effettuare analisi dei dati per migliorare le prestazioni dei servizi sanitari e predire le necessità di cura in ogni territorio.

Sorvolando sulla mancanza di specificazione e sull’aleatorietà dei tempi di realizzazione, va detto che una riforma di tale portata richiede tempi e investimenti molto maggiori: i 20,23 mld fra fondo complementare, React EU e NextGenUE da impiegare in 5 anni sono poco meno del 17% del fabbisogno sanitario annuo (arrivato a 121,37 mld), davvero molto pochi per pensare di riuscire a trasformare un sistema frammentato e diseguale. Per il Regno Unito il Lancet Medical Journal ha stimato in 102 mld di sterline i fondi necessari nella prossima decade per risollevare il sistema sanitario britannico dalla pandemia, una ‘call to action’ per aumentare il budget annuale dai 185 mld del 2021 a 288 nel 2031. Un’ulteriore dimostrazione che le risorse destinate dal PNRR al SSN sono poca cosa e che neanche il Mes sarebbe sufficiente per risollevarlo dalla pandemia.

Nel Piano nulla si dice dei 37 mld tagliati nell’ultimo decennio, dei 10mila posti letto in meno (-40% rispetto al ‘97) e dei 42mila dipendenti a tempo indeterminato persi. Niente neanche a proposito delle strutture private accreditate (valgono il 23,3% dei posti letto di degenza ordinaria).

Qui è disponibile la versione più approfondita dell’analisi alla missione 6 del PNRR.