Questo articolo fa parte dello Special Report Gli effetti della guerra in Ucraina sul settore agricolo italiano.
Gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina, che si sommano a una congiuntura già caratterizzata dai rincari dell’energia e delle materie prime, provocherà quest’anno un calo del fatturato del comparto vinicolo italiano del 2,5-3%, secondo le associazioni del settore, che chiedono un’accelerazione degli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza.
Dopo un 2021 da record per le esportazioni di vino italiano, che sono cresciute – secondo i dati dell’Istat – del 12,4% e hanno raggiunto un attivo commerciale di 6,7 miliardi di euro, per le imprese del settore il 2022 è destinato a essere un anno assai più difficile.
L’allarme era stato lanciato già lo scorso gennaio dall’Unione italiana vini (Uiv), che rappresenta oltre l’85% delle esportazioni del comparto. L’associazione aveva infatti annunciato un aumento del costo dell’energia di 350 milioni di euro rispetto al 2020, mentre i rincari delle materie prime come carta, vetro, legno, e dei prezzi dei trasporti erano stati stimati in circa un miliardo.
“Il vino italiano”, spiega ora a EURACTIV il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, “subirà quest’anno una contrazione del proprio fatturato del 2,5%-3%. La causa sta nel combinato disposto di alcuni fattori congiunturali che con la guerra hanno subito un’ulteriore accelerazione”.
L’effetto più immediato dell’invasione, e delle sanzioni decise dall’UE, è ovviamente “il quasi completo azzeramento delle vendite presso i mercati emergenti coinvolti nel conflitto”, afferma Castelletti. Nel 2021, secondo i dati dell’autorità delle Dogane, l’export di vino verso Russia, Ucraina e Bielorussia ha registrato un valore di circa 400 milioni di euro, il 5% delle esportazioni totali: “Sia quest’anno che, probabilmente, nel 2023, ne perderemo buona parte”.
“Non siamo ancora in grado di dare dati precisi sull’impatto della guerra russo-ucraina nel nostro export”, dice invece Ettore Nicoletto, vicepresidente del Consiglio del Gruppo Vini in Federvini, un’altra organizzazione di settore.
“Quello che però possiamo evidenziare”, aggiunge, “è che siamo i primi esportatori di vino in Russia con una quota di mercato del 33%, ben davanti alla Francia con il 19%. La Russia rimane un mercato ‘storico’ per il vino italiano e da tempo è tra le prime dieci destinazioni. Ma la stessa Ucraina è stata tra i mercati che erano cresciuti di più anche nella fase più dura della pandemia”.
Secondo Castelletti, però, la conseguenza più importante della guerra è l’amplificazione dell’“escalation dei costi di produzione e dell’inflazione”, che ha spinto Uiv a stimare un ulteriore aumento del costo medio di produzione di circa 400 milioni. Il surplus sui costi produttivi – che incidono per oltre il 30% sul prezzo finale di una bottiglia – dovrebbe quindi arrivare a fine 2012 a 1,7 miliardi.
I rincari hanno coinvolto materie prime come il vetro, la cui produzione richiede un grosso dispendio di energia e che, afferma Castelletti, “ha subito un aumento dei prezzi del 30%” a cui si aggiungono “grossi problemi di ritardo nelle consegne: alcuni formati di bottiglie non arriveranno almeno fino all’autunno, e altri sono di difficile reperibilità”. La realizzazione di bottiglie da vino assorbe circa il 40% della produzione complessiva dell’industria del vetro.
C’è poi il tema dei trasporti, con i costi dei container “saliti in media del 250% ma con punte del 1.000% per i noli marittimi”, dice Nicoletto. Oggi, aggiunge Castelletti, “un container per andare oltreoceano costa 12-14 mila euro rispetto ai 2.000 degli anni scorsi, e per andare ad esempio negli Stati Uniti c’è un’attesa di almeno 4 mesi”.
Tutto questo, continua il segretario Uiv, “ha un grosso impatto sui margini delle imprese, che hanno molta difficoltà a ritoccare al rialzo i listini, perché soprattutto la grande distribuzione non intende rivedere i contratti. Facendo una somma, l’aumento dei costi ha un impatto medio per i produttori di circa 12-14 centesimi di euro a bottiglia”.
Al di là delle misure emergenziali che anche il governo italiano ha varato per contrastare i rincari energetici, secondo Uiv nel medio periodo la parola chiave per un settore che consuma molta energia è quella degli investimenti in macchinari più efficienti, approvvigionamento da fonti rinnovabili e materiali più sostenibili, progetti per i quali il piano di ripresa e resilienza (Pnrr) – che per raggiungere questi obiettivi prevede 2 miliardi – può essere un volano.
“A breve”, dice il segretario Uiv, “partirà il bando del Pnrr sulla parte energetica, che consentirà di ricevere contributi non solo alle aziende vinicole ma a tutte quelle della filiera, come quelle del vetro. E poi ci sono i fondi della PAC”, la politica agricola comune.
Un altro strumento su cui puntare, conclude Castelletti, è poi quello degli accordi di filiera per la parte logistica, “uno strumento in grado di aiutare le aziende meno strutturate a posizionarsi meglio sul mercato”.