Fase 2: il presidente Prandini manifesta le preoccupazioni del comparto per i tempi dei contributi Ue destinati alla crisi Covid-19. Il punto sugli ultimi avvenimenti a livello europeo.
Allarme di Coldiretti su possibili ritardi nell’erogazione dei fondi Ue. Il settore agroalimentare ha lavorato duramente nel periodo di chiusura precauzionale dovuto alla pandemia di coronavirus, garantendo i prodotti alla catena di distribuzione e permettendo alla popolazione di accedere alle derrate alimentari.
Non sono mancati però “sbalzi” di mercato in negativo, in particolare sui prodotti freschi, con contrazioni dovute al blocco pressoché totale di tutta la filiera della somministrazione alimentare, salvo i casi di trasporto a domicilio. Il timore che preoccupa l’organizzazione degli agricoltori è un potenziale rischio di affossamento del comparto a livello nazionale, già provato e non in grado di sostenersi senza un rapido intervento.
“Siamo fortemente preoccupati della tempistica delle risorse messe a disposizione dalla Ue con il Next Generation Eu per fronteggiare l’emergenza coronavirus”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini durante lo streaming dell’incontro su Agricoltura e sviluppo rurale nel bilancio Ue 2021-2027 ed emergenza Covid-19, promosso dalla Commissione Europea e dall’Europarlamento giovedì 4 giugno, dove hanno partecipato eurodeputati italiani e associazioni di categoria.
“Il regolamento prevede che questi nuovi fondi – ha proseguito – potranno essere utilizzati non prima del 2022 nella migliore delle ipotesi e questo per noi è assolutamente inaccettabile per il periodo drammatico che l’agricoltura italiana sta attraversando”.
“A causa del coronavirus non abbiamo un settore produttivo in ambito agricolo che non sia in sofferenza e purtroppo dobbiamo sottolineare che l’Europa sotto questo punto di vista non è stata tempestiva e ad oggi non ha provveduto con stanziamenti sufficienti rispetto ai danni che le nostre aziende stanno subendo. Occorre dunque creare le condizioni per le quali queste risorse vengano messe subito a disposizione senza attendere la futura Politica agricola comune (Pac)”.
La preoccupazione si stende poi al tema dei finanziamenti previsti dal Quadro finanziario pluriennale per le Pac. Si tratta di ”risorse che non ci possiamo permettere di perdere – ha ammonito Prandini – ma neppure di togliere dalla Pac e utilizzare per altri obiettivi, come ad esempio, il New green deal, che deve essere sostenuto da fondi propri”.
Prandini ha citato anche il lavoro fatto sulla nuova strategia europea Farm to Fork che ritiene vada “valutata positivamente per quanto riguarda il tema dell’obbligo dell’etichettatura d’origine per Stato membro da sostenere con la riforma del codice doganale”, dove l’etichettatura va legata alla provenienza del prodotto agricolo e non al luogo in cui questo venga trasformato.
Negativo il giudizio del Presidente sulla strategia per quel che riguarda “l’etichettatura a semaforo che rischia di andare a penalizzare il sistema produttivo italiano, mentre fortunatamente è stato sventato, seppur parzialmente, il tentativo di demonizzare il settore della carne che è uno dei comparti chiave dell’economia agricola italiana”.
Per quanto riguarda l’etichettatura “a semaforo”, sulla quale aveva già posto il problema Coldiretti, l’Unione europea non fornirà uno schema obbligatorio di etichettatura nutrizionale degli alimenti ma promuoverà un’armonizzazione senza imporre la tipologia, come ha precisato la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides alla commissione Agricoltura e sviluppo rurale (COMAGRI) del Parlamento europeo.
“Ma dobbiamo lavorare anche perché le nuove politiche europee siano guidate dal principio di reciprocità. Non possiamo più accettare – propone Prandini – che vengano attuate regole restrittive sulle imprese agricole a livello europeo e poi sistematicamente si faciliti l’importazione di prodotti provenienti da altri paesi che queste regole non le rispettano”. Un principio da rispettare anche negli accordi di libero scambio.
Infine il numero uno di Coldiretti ha manifestato la necessità di un approccio federale al problema. “A livello europeo occorre identificare parametri comuni per sostenere le agricolture di quei paesi che si sono distinti in tema di sostenibilità e di creazione di valore aggiunto, mentre non è accettabile imboccare la strada della cosiddetta convergenza esterna equiparando gli aiuti ai singoli Stati senza tenere conto delle differenze”, ha concluso.