Il progetto, entrato in funzione il 1° giugno, è finanziato dall’Unione europea e riunisce fact checker, esperti di alfabetizzazione mediatica e ricercatori accademici.
“La disinformazione sta diventando sempre più una minaccia per le nostre società democratiche e dobbiamo combatterla. Nel farlo, difenderemo i valori e i diritti fondamentali europei, compresa la libertà di espressione e di informazione. L’Osservatorio indipendente europeo dei media digitali è un elemento importante del nostro approccio promuove il controllo dei fatti e migliora la nostra capacità di comprendere meglio la diffusione della disinformazione online”, ha spiegato Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea con delega ai valori democratici e alla trasparenza in occasione del lancio dell’Osservatorio europeo dei media digital, che avrà sede a Firenze all’interno dell’Istituto universitario europeo.
“Gli ultimi mesi hanno nuovamente dimostrato il grave e dannoso impatto che la disinformazione può avere sulla nostra salute, società ed economie. L’Osservatorio sarà un importante punto di riferimento per combattere, smascherare, comprendere e analizzare le attività di disinformazione in Europa”, ha aggiunto il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton.
Edmo indagherà le ragioni che stanno alla base delle fake news, così come le tecniche e i metodi utilizzati nella disinformazione online attraverso ricerche mirate. “Ci impegneremo con piattaforme online come Facebook e Twitter per creare un accesso sicuro per i ricercatori ai set di dati rilevanti per la ricerca”, ha aggiunto Renaud Dehousse, presidente dell’Istituto universitario europeo. Gli utenti potranno accedere alla piattaforma sicura Edmo per attività di fact checking e collaborazione con altri utenti.
“Forniremo anche materiali ai professionisti dell’alfabetizzazione mediatica, agli insegnanti e ai cittadini per aumentare la consapevolezza della società sulla disinformazione online, la cui importanza è dimostrata ancora una volta dallo scoppio della disinformazione intorno alla recente epidemia Covid-19”, ha concluso Dehousse.