A seguito di un’iniziativa francese contro il principio del ‘paese di origine’ previsto dal Digital Services Act (Dsa) – la normativa sul mercato dei servizi digitali proposta dalla Commissione UE a dicembre 2020 – l’Irlanda si è messa alla testa di un fronte di dieci paesi che si oppongono alla proposta di Parigi, che a loro giudizio perturberebbe il mercato unico digitale.
Il cosiddetto principio del ‘paese d’origine’ – contro cui la Francia ha lanciato da tempo un’offensiva – è uno dei principi fondamentali della direttiva sul commercio elettronico, ed è stato ribadito anche nel Digital Services Act, una delle principali proposte legislative attualmente in discussione tra gli Stati membri nel Consiglio dell’UE.
Sotto la “supervisione del paese di origine”, i fornitori di servizi sono soggetti alla giurisdizione del paese in cui hanno sede: il governo francese vuole invece sostituirlo con il paese di destinazione dei soro servizi.
La proposta non è stata ben accolta da diversi Stati membri, tra cui l’Irlanda, che considera “qualsiasi erosione di questo principio è una linea rossa” da non varcare, secondo una fonte diplomatica dell’UE che ha parlato con EURACTIV.
Con il coordinamento dell’Irlanda, una coalizione di paesi che comprende Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Slovacchia e Svezia ha firmato un documento non ufficiale “sull’effettiva supervisione nel quarto del Digital Services Law”.
“Il principio del paese di origine è fondamentale per fornire alle imprese la certezza del diritto e la comprensione necessarie in merito alle norme e ai regolamenti a cui devono attenersi, e alle autorità competenti con cui devono confrontarsi quando intraprendono scambi transfrontalieri”, si legge nel documento consultato da EURACTIV.
Tutti e dieci i paesi sottolineano che il principio del paese di origine è importante per i servizi digitali, poiché sono intrinsecamente transfrontalieri. Il loro argomento è che l’inversione del principio imporrebbe alle piccole e medie imprese degli alti costi di regolamentazione per conformarsi a 27 diverse giurisdizioni.
“Qualsiasi cambiamento in questo approccio fondamentale al mercato unico minerebbe intrinsecamente lo sviluppo dei servizi digitali in Europa, consentendo solo a soggetti molto grandi di svilupparsi nel mercato unico”, aggiunge il documento.
L’attuale sistema di governance implica che solo il paese in cui il prestatore di servizi ha la sua sede legale è autorizzato a imporre misure correttive, con la cooperazione e l’assistenza di altri Stati membri, se necessario.
I dieci paesi ritengono che questa sia la soluzione ottimale, poiché qualsiasi altra soluzione creerebbe incertezza giuridica e frammenterebbe il mercato unico. I firmatari concludono chiedendo una più stretta cooperazione tra i paesi dell’UE, come già previsto nelle misure di attuazione del DSA.