Gli elettori hanno respinto la proposta di abrogare l’accordo con l’Unione europea. In controtendenza il Canton Ticino dove ha vinto il sì.
La “Brexit elvetica” non ha funzionato. Domenica 27 settembre gli elettori hanno respinto a larga maggioranza il referendum promosso dall’Udc, il partito della destra nazionalista, per abrogare l’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea. Il no ha prevalso con il 61,7%.
Il quesito chiedeva di approvare la modifica dell’articolo 121b della Costituzione, che avrebbe comportato la rinegoziazione dell’accordo bilaterale del 21 giugno 1999 con l’Unione europea. Una clausola dell’accordo prevede che in caso di modifica di una delle materie previste dal trattato, tutte le altre sarebbero annullate. Il che significa che se avesse vinto il sì tutti i rapporti con Bruxelles sarebbero stati rimessi in discussione.
La stessa Commissione europea aveva chiarito che se fosse stata approvata l’iniziativa promossa dall’Udc, la Svizzera sarebbe uscita dal mercato comune. Una prospettiva che aveva messo in allarme le categorie produttive e che ha fatto sì che le associazioni degli imprenditori e i sindacati facessero fronte comune a favore del no. La perdita economica rischiava, infatti, di essere ingente, dato che l’Unione europea è il primo partner commerciale della Confederazione elvetica, con il 60% degli scambi totali.
La destra nazionalista non è riuscita a replicare il successo del 2014, quando la proposta di introdurre delle quote per gli immigrati era stata approvata dal 50,3% degli elettori. Per poi essere riformulata dal governo con una legge che ne ridimensionava fortemente la portata, limitando gli arrivi Ue solo al di là di una certa soglia.
Il sì del Canton Ticino
Se la destra nazionalista era disposta a rinunciare a Schengen e ai benefici derivanti dal mercato cumune pur di fissare un limite al numero di lavoratori stranieri, gli svizzeri con loro voto hanno dimostrato di non essere dello stesso avviso. Con l’eccezione del Canton Ticino, dove ha prevalso il sì. “La particolare situazione del mercato del lavoro ticinese e i numerosi abusi riscontrati hanno probabilmente convinto molti cittadini a sostenere l’iniziativa. È comunque importante sottolineare come il risultato sia molto meno favorevole agli iniziativisti che quello ottenuto nel 2014″, commenta l’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa a Ticino News. Come ha raccontato un recente servizio dell’emittente televisiva Rsi per gli stanieri, italiani in primis, sta diventando sempre più difficile ottenere il rinnovo dei permessi di lavoro e residenza in Ticino.
La reazione di Bruxelles
“Il voto dei cittadini della Svizzera conferma uno dei pilastri chiave della nostra relazione. La libertà reciproca di movimento, di vivere e lavorare in Svizzera e in Ue. Accolgo con favore questo risultato e lo considero un segnale positivo per continuare a consolidare e approfondire la nostra relazione”, scrive la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen su Twitter.
The vote of the citizens of Switzerland upholds one of the core pillars of our relationship: the mutual freedom to move, live and work in Switzerland and the EU.
I welcome this outcome and see it as a positive signal to continue to consolidate and deepen our relationship. 🇨🇭 🇪🇺 pic.twitter.com/yWYCzjtY7M— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 27, 2020
Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni definisce “una bella domenica democratica ed europea” la giornata elettorale che si è conclusa con la vittoria del no e ha riaffermato la validità dell’accordo con l’Unione europea. “Il popolo svizzero ha parlato e inviato un messaggio chiaro – ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel – Insieme abbiamo un grande futuro davanti a noi”.