Secondo una ricerca della World Weather Attribution (WWA) initiative pubblicata martedì 24 agosto, la crisi climatica ha reso “tra il 20 e il 900%” più probabili eventi estremi come le precipitazioni che a luglio hanno causato inondazioni mortali in Germania e Belgio, racconta il Guardian, media partner di EURACTIV.
Lo studio mostra anche che il riscaldamento globale causato dall’uomo ha reso gli acquazzoni nella regione fino al 20% più intensi. Il documento rafforza i risultati del rapporto storico del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici pubblicato all’inizio di agosto, secondo cui esistono prove “inequivocabili” che le emissioni di gas serra delle attività umane sono la causa principale del peggioramento delle condizioni meteorologiche estreme.
Negli ultimi mesi si sono verificate inondazioni devastanti nell’Europa occidentale e in Cina, ondate di caldo estremo nell’America nordoccidentale e gravissimi incendi boschivi in Russia, Stati Uniti, Grecia, Turchia e Italia.
Gli scienziati del gruppo World Weather Attribution hanno affermato che, con l’ulteriore aumento delle temperature, l’Europa occidentale e centrale sarà esposta a un aumento delle precipitazioni estreme e delle inondazioni. Il network, in precedenza, aveva scoperto che la recente “cupola di calore” in Nord America sarebbe stata quasi impossibile senza i cambiamenti climatici, e che anche l’ondata di caldo in Siberia nel 2020 e gli incendi boschivi australiani del 2019-20 sono stati resi più probabili dal riscaldamento globale.
“Gli enormi costi umani ed economici di queste inondazioni sono un duro promemoria del fatto che i paesi di tutto il mondo devono prepararsi per eventi meteorologici più estremi, e che abbiamo urgente bisogno di ridurre le emissioni di gas serra per evitare che tali rischi sfuggano di mano ancora di più”, ha affermato il professor Maarten van Aalst dell’Università di Twente, nei Paesi Bassi, che è anche direttore del Centro per il clima della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Le inondazioni in Germania e Belgio hanno ucciso almeno 222 persone e causato enormi danni.
Il nuovo studio, condotto da Van Aalst e altri 38 scienziati, ha utilizzato misurazioni meteorologiche, modelli informatici ad alta risoluzione e metodi di ricerca sottoposti a peer review. Ha confrontato la frequenza di precipitazioni estreme come quelle che hanno provocato le inondazioni in Germania, Belgio e Paesi Bassi nel clima caldo di oggi con la frequenza prevista in uno scenario senza cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Ha scoperto così che la crisi climatica ha reso le precipitazioni estreme tra 1,2 e nove volte più probabili, e che tali acquazzoni nella regione ora sono più intensi in una percentuale compresa fra il 3 e il 19%. L’aria più calda risultante dal riscaldamento globale trattiene il 7% in più di vapore acqueo per ogni grado centigrado di aumento. L’intervallo di maggiore probabilità è dovuto alla varietà di modelli climatici utilizzati, ma gli scienziati pensano che il riscaldamento globale abbia avuto un impatto.
Lo studio si è concentrato sulla regione intorno a due aree particolarmente colpite: i distretti tedeschi lungo i fiumi Ahr ed Erft, dove sono caduti 93 mm di pioggia in un giorno, e la regione belga della Mosa, dove sono caduti 106 mm in due giorni. Gli scienziati non sono stati in grado di analizzare i livelli dei fiumi in parte perché alcune stazioni di misurazione idrologica sono state distrutte dalle inondazioni.
Il volume di picco dell’acqua sull’Ahr era equivalente al corso superiore del Reno, ha affermato Enno Nilson dell’Istituto federale tedesco di idrologia: “Avevamo un enorme fiume che scorreva in una piccola valle”. I ricercatori hanno stimato che la probabilità di precipitazioni così estreme in un luogo sia dello 0,25% in un anno. “È un evento raro, ma un evento raro a cui dovremmo essere sempre più preparati”, ha affermato Van Aalst.
“Queste inondazioni – ha detto Friederike Otto dell’Università di Oxford – ci hanno mostrato che anche i paesi sviluppati non sono al sicuro dai gravi impatti delle condizioni meteorologiche estreme che abbiamo visto, e che è noto stiano peggiorando con i cambiamenti climatici. Questa è una sfida globale urgente e dobbiamo affrontarla. La scienza è chiara e lo è da anni”.
Secondo il professor Hayley Fowler della Newcastle University, oltre a ridurre le emissioni è necessario migliorare i sistemi di allarme di emergenza e la resilienza delle infrastrutture per ridurre vittime e costi.
Anche un’altra ricerca pubblicata a luglio sulla rivista scientifica Geophisical Research Letters ha affermato che le inondazioni catastrofiche in Europa potrebbero diventare molto più frequenti a causa del riscaldamento globale. Gli autori hanno utilizzato modelli informatici ad alta risoluzione per stimare per la prima volta che, nel peggiore scenario possibile, le tempeste in lento movimento (slow-moving storms) potrebbero diventare 14 volte più comuni sulla terraferma entro la fine del secolo. Un pericolo enorme, visto che più un temporale si muove lentamente, più pioggia riversa su una piccola area e quindi maggiore è il rischio di gravi inondazioni.